IN 2 ANNI + DEL 70% PRODUZIONE DI POMODORO CINESE, L’ITALIA LA PIU’ PENALIZZATA
” L’ Europa deve intervenire per fermare “dumping ambientale e sociale”
Su questa vicenda del pomodoro cinese, prodotto in aree come lo Xinjiang dove è palese la violazione dei diritti umani e c’è una scarsa se non nulla attenzione all’ambiente, non si capisce perché l’Unione Europea non si sia posta alcun problema a differenza di Stati Uniti e Gran Bretagna”.
Giovanni De Angelis, direttore generale dell’associazione nazionale degli industriali conserve alimentari vegetali (ANICAV), denuncia la “preoccupazione reale” di tutto il comparto della trasformazione del pomodoro da industria per l’arrivo sui mercati internazionali dei prodotti cinesi “che diventano nostri concorrenti”. Un fenomeno che vede l’Italia, “il principale protagonista di questo mercato in Europa, come il Paese maggiormente penalizzato”.
Le parole del Direttore Generale di ANICAV si uniscono all’allarme lanciato dalle pagine del Financial Times, da Francesco Mutti, amministratore delegato dell’omonimo gruppo.
L’Europa, afferma De Angelis “deve dotarsi di una garanzia di reciprocità nel rispetto delle regole: noi apriamo le porte delle nostre frontiere a patto che si rispettino le medesime condizioni dei nostri produttori e trasformatori. Laddove ci sono poi violazioni dei nostri standard etico-sociali e ambientali noi chiediamo politiche di divieto”.
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